venerdì 9 agosto 2013

Copyright and Creative Commons are friends


Copyrigh e Creative Common sono amici poiché entrambi si pongono uno stesso obiettivo: proteggere  la libera creatività.  Io penso che sia questa   una questione che riguardi tutti i cittadini digitali, indipendentemente dal proprio ambito e settore di appartenenza. Questo perchè  la produzione della cultura con internet è distribuita per tutti gli utenti e non è più monopolio di pochi Tutti noi siamo dei “ prosumer”,  ossia contemporaneamente dei produttori e consumatori  di contenuti . A differenza di qualche decennio fa quando le grandi industrie distribuivano  le  proprie opere regolamentandone legalmente e  tecnicamente l’uso, nel mondo digitale di oggi  tutti abbiamo la possibilità di  interagire direttamente con il prodotto reperendo contenuti preesistenti,  creandone di nuovi, remixandoli e condividendoli con  il mondo intero.  E’ giusto che come in qualsiasi ambito ci siano delle regole che ne disciplino le modalità di uso e di creazione.  D’altro canto non bisogna dimenticare la vasta schiera di coloro  che non si sono fatti scrupolo ad approfittare della libertà d'espressione in Internet per legittimare profitti milionari senza valorizzare in alcun modo il lavoro dei creativi.
Essere l’autore di un libro, di una canzone significa averne il controllo. Ma per quanto tempo dura questo controllo? E su cosa interviene? Che cosa garantisce rispetto all’ opera la legge attuale sui diritti d’autore?
Da questo punto di vista il Copyright pone dei vincoli molto restrittivi e limitativi che variano da paese a paese.  
Nell’ ordinamento italiano dobbiamo distinguere due settori:  diritti morali, che sono eterni ed indisponibili ed i diritti di utilizzazione economica  che hanno una durata fino a 70 anni dopo la morte e sono cedibili. Tranne alcune eccezioni e limitazioni al diritto d’autore il controllo che viene riconosciuto dalla legge sul diritto d’autore è pressoché totale. Esso dà il potere di decidere come copiare, distribuire o riprodurre le proprie opere. Non è un diritto perpetuo, dopo 70 anni dalla morte l’opera diventa di pubblico dominio ossia chiunque può riprodurla senza dover chiedere alcun permesso.
Varie sono anche le sanzioni in caso di infrazione.
In Francia si è deciso di punire la violazione con una sospensione dalla rete  da 3 a 12 mesi.  In Italia  per ogni file scaricato e condiviso si rischia una multa dai 100 ai 1000 euro ed in casi particolari anche il carcere.
Tuttavia oggi la vecchia concezione del Copyright sta diventando priva di significato.
Se produttore e consumatore si identificano perché uno dovrebbe continuare a comprare o usare un prodotto finito ed immodificabile che fa qualcun altro?
Nel villaggio digitale si opera secondo la logica del baratto, ossia si collabora, si coopera, si mettono in comune risorse, se ne producono continuamente di nuove remixando quelle preesistenti , si mettono a disposizione le proprie opere secondo la logica del Copyleft  di cui le licenze Creative Common ne sono un esempio.

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